Piatto originario della città di Palermo, gli anelletti al forno alla palermitana sono preparati in tutta la Sicilia per i giorni di festa, sono simbolo di convivialità e mettono d’accordo tutti i palati! Si tratta di un pasticcio di pasta dal sapore inconfondibile deciso e intenso, perfetto anche come idea originale per il pranzo di Natale, che si realizza con un formato di pasta decisamente poco comune nella tavola di tutti i giorni: gli anelletti, o anellini, che devono il loro nome proprio alla forma ad anello. Il ripieno di ragù, formaggio, melanzane e uova sode lo rende simile a un timballo, ma è ancora più originale e gustoso. Farlo è meno difficile di quello che sembra: scopriamo insieme la ricetta.
Indice dei contenuti
Preparate il tradizionale ragù alla bolognese seguendo la ricetta che trovate qui. Se lo avete già preparato in precedenza e congelato, lasciatelo scongelare tutta la notte in frigorifero.
Lessate gli anellini, togliendoli dal fuoco qualche minuto prima rispetto a quanto indicato sulla confezione. Dovranno risultare cotti circa per metà. Passateli sotto l’acqua e fateli raffreddare.
In una ciotola capiente, condite gli anellini con il ragù, il parmigiano grattugiato, la tuma (che potrete sostituire con del caciocavallo affumicato o del primosale) e le melanzane a cubetti, che avrete fritto in abbondante olio d’arachidi o di semi di girasole.
Ungete una pirofila quadrata oppure a forma di anello (quella classica del ciambellone andrà benissimo) con olio extravergine d’oliva, coprite con il pangrattato e versate gli anellini conditi. Coprite la superficie con ulteriore parmigiano grattugiato e pangrattato e irrorate con poco olio.
Cuocete a 180 °C in forno già preriscaldato per 20 minuti, coprendo la superficie con carta d’alluminio. Rimuovetela e lasciate dorare per altri 15 minuti circa.
La storia di questo piatto si lega a quella della pasta di grano duro e alla dominazione degli Arabi in Sicilia. La pasta vera e propria, prodotta con acqua e farina di grano duro ed essiccata per la conservazione, deriva dal mondo islamico medievale, quando dall’Africa governata dagli Arabi già dal 1072, il grano giungeva fino all’isola, nelle zone dei Mulini. Qui, secondo un geografo arabo, Muhammad al-Idrisi, che visse alla corte di Re Ruggero II di Sicilia, si produceva pasta in grandi quantità già durante il Medioevo e, probabilmente, la zona era quella tra Trabia e Termini Imerese. E proprio il timballo di pasta, cotto in un particolare stampo a tamburo, è anche la prima forma di cottura della pasta messa a punto dai Saraceni, la bollitura in pentola si rintraccia, infatti, solo nel tardo Medioevo.
Il termine “timballo”, inoltre, ricorda il nome dello strumento musicale che ha dato poi nome anche allo stampo usato per la cottura degli sformati di pasta che, solitamente, si proponevano durante i matrimoni, perché la sua forma ricordava quella tradizionale dell’anello nuziale. La trafila forata degli anelletti, invece, secondo alcune storie leggendarie, potrebbe derivare dalla forma degli orecchini che proprio le donne arabe indossavano sempre durante la dominazione araba dell’isola. In molte città siciliane, oggi si preparano anelletti al forno alla palermitana anche in versioni più leggere, dove gli anelletti sono conditi con un ragù di verdure e formaggi vegetali, un primo piatto che può accontentare davvero tutti i palati!

La Videoricetta Top