La torta putàna, o putàna veneta, è uno dei dolci più autentici e rustici della tradizione popolare del Veneto, una ricetta antica che racchiude perfettamente lo spirito del riuso e del “non si butta via niente”. Nata nelle case contadine, questa torta permetteva di recuperare il pane raffermo trasformandolo in un dessert, ammollandolo nel latte. A questo impasto semplice venivano poi aggiunti uvetta, pinoli, scorze di limone e arancia, talvolta un goccio di liquore per profumarla e arricchirne il sapore. Il risultato è un dolce casalingo, perfetto da servire tiepido con un bicchiere di vino dolce o un Recioto, come vuole la tradizione veneta. È una ricetta che parla di famiglia, di merende povere ma ricche di affetto, e che ancora oggi conserva il suo fascino sincero, capace di riportare alla mente gesti semplici e sapori genuini.
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Tradizionalmente il pane raffermo doveva restare in ammollo una notte intera per impregnarsi bene di latte e per ammorbidirsi. Se avete tempo potete farlo, altrimenti per ridurre i tempi, servitevi di un mixer, frullate il pane raffermo precedentemente ridotto a pezzettini assieme al latte e al liquore da voi scelto. Dovrete ottenere una poltiglia molto umida.
Ammollate l’uva passa nell’acqua calda e tostate a parte i pinoli in un pentolino per alcuni minuti.
A parte montate le uova assieme allo zucchero, alla scorza di limone e arancia fino ad ottenere un composto spumoso. Aggiungete la poltiglia di pane e mescolate bene.
Fate fondere a bagnomaria il burro. Raffreddatelo leggermente a temperatura ambiente e aggiungetelo al composto. Aggiungete infine la farina setacciata assieme all’uva passa ammollata e ben strizzata.
Se vi piace, potete aggiungere una mela a dadini. Amalgamate bene il tutto e versatelo in una teglia da 22 – 24 cm di diametro precedentemente imburrata o rivestita di carta forno. Cospargete sulla superficie i pinoli tostati.
Scaldate il forno a 180 °C e infornate la torta putana a forno caldo. Cuocetela per almeno 45 -50 minuti.
Una volta pronta, estraetela da forno. Lasciatela riposare per almeno 30 minuti prima di servirla tiepida.
L’origine del nome “torta putàna” è affascinante e, come spesso accade nella cucina popolare, avvolta da interpretazioni contrastanti. Se è certo che il termine derivi da “putta”, ovvero “ragazza” in dialetto veneto, resta invece dubbia la natura di questa giovane donna. Per alcuni, il nome rimanderebbe a una ragazza di facili costumi, proprio come la ricetta stessa, “aperta” a qualsiasi ingrediente avanzato in dispensa. Per altri, invece, sarebbe una semplice merenda per bravi putèi, i bambini di casa, che condividevano pezzi di pane e frutta secca nelle giornate di festa. La tradizione veneta, spesso prudente e moralista, non ha mai chiarito definitivamente il mistero, lasciando che fosse l’immaginazione popolare a giocare con una punta di malizia. Ciò che è certo è che questa torta rappresenta un pezzo di storia gastronomica: un dolce povero, nato dall’ingegno domestico, che nel tempo si è trasformato in una ricetta identitaria.

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