La Bagna Cauda non è solo una ricetta, ma un vero e proprio rito conviviale che affonda le sue radici nella tradizione contadina piemontese. Nata come piatto povero, preparato con pochi ingredienti semplici — olio, aglio e acciughe sotto sale — era il simbolo della convivialità e del calore dopo le fatiche della vendemmia. Si preparava e si gustava insieme, nei territori dell’Astigiano, delle Langhe, del Roero e del Monferrato, quando i contadini si riunivano per celebrare la fine del raccolto con un pasto caldo e profumato. La salsa, servita in un fujot, un piccolo recipiente di terracotta con una fiammella sotto, restava calda al centro della tavola mentre tutti vi intingevano le verdure di stagione: un gesto semplice che racchiudeva il senso autentico dello stare insieme.
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Iniziate con il preparare l’aglio. Dopo aver tolto il germoglio tagliate ogni spicchio a fettine molto sottili e dopo averlo asciugato, mettetelo in un tegame con il burro e fatelo andare a fuoco molto basso fino a che non si sarà sciolto.
Dopo che l’aglio si sarà sciolto aggiungete l’olio in cui avrete amalgamato le acciughe tagliate a pezzetti. Continuate la cottura sempre a fuoco basso, fino ad ottenere una salsina omogenea di colore marrone chiaro.
Le verdure che si utilizzano con la Bagna Cauda sono essenzialmente crude. E’ questo il caso di cardi, peperoni (che possono essere anche arrostiti o conservati in aceto), cavoli, scarola, indivia, porri, cipollotti lunghi (che si è soliti incidere nella base a croce e immergere nel vino locale), rape bianche e mele.
Utilizzate anche barbabietole rosse cotte al forno, cavolfiori lessi, cuori di cavolo lessi, cipolle al forno, patate bianche, zucca e polenta arrosto o fritte. Per terminare la salsa si è soliti strapazzare, all’interno del tegamino, delle uova fresche.

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