La farina che viene dal Canton Ticino, da Masterchef alla tua cucina. Ecco cos’è e come si usa

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Ha messo in non poca difficoltà i concorrenti di Masterchef e non si tratta del solito Iginio Massari che incute sempre molto timore, ma bensì di un ingrediente tradizionale, la farina. Ebbene sì, gli aspiranti chef hanno trovato nella Golden Mistery Box un assortimento di ingredienti di colore giallo e, oltre a formaggio cheddar, finferli, senape, mela gialla, curcuma, maracuja e petit pâtisson (o zucchina patissone), c’era anche la poco conosciuta farina bòna del Canton Ticino. Infatti, nessuno sapeva bene come poterla utilizzare!

Cos’è la farina bóna e la sua storia

La farina che ha sorpreso tutti a Masterchef, è un prodotto tradizionale della Valle Onsernone, una delle località più povere e anche impervie del Canton Ticino che si trova a pochi chilometri da Locarno. Questa tipologia di farina proviene dal granturco e si ottiene macinando finemente la granella tostata. Si tratta, quindi, di una farina “cotta” che, un tempo, si consumava mescolata ad acqua o latte, freddo o caldo, con frutti di bosco o vino.

La farina bòna faceva parte della dieta delle persone del Canton Ticino e si racconta che a produrla per prima fu una mugnaia di Vergeletto, Annunziata Terribilini detta Nunzia, che la faceva col mais, quello utilizzato anche per la polenta, macinandolo molto finemente attraverso macine speciali come quelle dei mulini.

ma nel dopoguerra chiusero i mugnai e cambiarono le abitudini. La farina cadde, quindi, venne usata sempre più raramente e cadde nel dimenticatoio per decenni. In particolare, alla fine degli anni ’60 chiuse anche l’ultimo mugnaio e della farina bòna non si parlò più, fino al 1991 e nel 2023 quando vennero riavviati i mulini di Loco e Vergeletto che ripresero a macinarla.

Nel 2008 la farina bòna è diventata presidio Slow Food grazie all’iniziativa di Coop Svizzera e del Museo Onsernonese che, insieme a Ilario Garban Marcantini, ja riscoperto e valorizzato questo ingrediente. L’associazione omonima si occupa di diffonderne la conoscenza, nonché di favorire lo sviluppo economico e turistico della regione. Infatti, tanti hotel propongono la farina bòna ai propri ospiti, esperienze come corsi di cucina per imparare ad utilizzarla, visite al museo e degustazioni.

Cosa usare la farina bóna?

Grazie all’apparizione nel programma di cucina più famoso e seguito d’Italia, la farina bóna si sta guadagnando l’attenzione che merita. Lo chef Antonino Cannavacciuolo, durante la puntata dedicata agli ingredienti gialli contenuti nella Mistery Box, ha spiegato che si usa mescolata ad altre farine per fare torte, pasta fresca, biscotti e gelati, ma può essere impiegata anche come addensante per salse.

Ad esempio, la farina bóna è ottima per preparare grissini, ravioli, tagliatelle, yogurt e un liquore chiamato farinign. Nelle cucine della Cale Onsernone viene sostituita a un quarto della farina che si usa per fare i dolci, päzli, pasta fresca e biscotti.

Inoltre, Ilario Garbani Marcantini spiega che può anche essere assaporata al naturale, ovvero spolverizzandola su frutta o gelato.

Dal momento che non contiene glutine, la farina bóna è adatta anche ai celiaci.

Ecco una ricetta semplice che puoi provate subito.

Minestra con la farina bóna

Ingredienti:

  • 50 gr di burro
  • 60 gr di farina bóna
  • un litro di brodo vegetale
  • pepe, noce moscata
  • 100 gr di pane raffermo
  • prezzemolo, formaggio grattugiato

Procedimento:

  • Fai rosolare il burro e la farina, aggiungi il litro di brodo, il pepe nero e la noce moscata.
  • Lascia cuocere per 15 o 20 minuti.
  • Metti nei piatti aggiungendo 100 grammi di pane raffermo, prezzemolo e formaggio grattugiato.

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